SUL DECRETO STUPEFACENTI

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Come promesso cerco di scrivere brevemente un post che chiarisca quello che stiamo discutendo in commissione Giustizia e in commissione Affari sociali ovvero il decreto del governo sugli stupefacenti.

La sentenza della corte costituzionale che ha abolito la Fini-Giovanardi e la sentenza dell’Antitrust sul medicinale Avastin sono stati accolti da tutti con un sospiro di sollievo, ma in pochi sanno che hanno anche causato una serie di problemi. Ne elenco due tra i principali

1)      La distorta applicazione delle pene: non esistendo più l’uso personale, in questi mesi la pena prevista per qualsiasi detenzione di “sostanza stupefacente” era direttamente lo spaccio. Capite da voi che si tratta di una cosa assurda.

2)      L’ impossibilità dell’uso di numerosissimi farmaci a fini terapeutici: oppiacei che servono a calmare i dolori lancinanti ai malati di tumore, calmanti che vengono usati in numerosissime patologie, quotidianamente utilizzati nei nostri ospedali per la cura del dolore, oltre un vuoto normativo sull’uso dei medicinali off-label.

Capite che, in presenza di questo vuoto legislativo e delle sue pericolosissime ricadute sui cittadini, la priorità massima era di regolamentare questi punti.

Il problema che noi abbiamo riguardo alla cultura sull’uso delle droghe in Italia è enorme: la dimostrazione di come la disinformazione e lo stereotipo siano molto più forti delle analisi scientifiche e statistiche.

In più c’è un altro problema, questa volta di tipo politico: il Governo Renzi si basa sulla stessa maggioranza del Governo Letta, ossia su quella maggioranza trasversale che si è creata dopo che il PD ha perso le elezioni lo scorso febbraio.

 Come se non bastasse, mi sento di aggiungere un altro problema, ossia la mancanza di deleghe ai temi dei diritti, siano essi pari opportunità o politiche giovanili, che rende questi temi dei veri e propri tabù. Evidentemente questo è il frutto di un compromesso politico, che non solo è poco condivisibile ma anche dannoso, perché se su questi temi non è la politica a battere un colpo, capita che lo facciano i tribunali cosicché la Fini-Giovanardi, la legge sulla fecondazione, il riconoscimento dei matrimoni omosessuali ed altre leggi vengono modificate dalle sentenze e non dalla politica.

 Sarebbe il caso di rifletterci su….

 Detto questo, il Governo è stato costretto a fare un Decreto apposito per colmare il vuoto legislativo, e mettere in ordine le tabelle delle sostanze e dei farmaci, con dei passi avanti anche molto significativi, frutto di un grande lavoro portato a termine con gli emendamenti del PD. Non stavamo tuttavia discutendo di una legge sulla legalizzazione, ma di un provvedimento ben diverso.

 Dopo 8 anni si è tornati ad avere tabelle diversificate tra “droghe pesanti” (cocaina, eroina, ecstasi, lsd, metanfetamine ecc..) e “droghe leggere” (cannabinoidi).

 E’ stato reinserito l’uso personale, stralciato dalla corte, ed è stata abbassata la pena per il piccolo spaccio che è passato da un minimo di 2 a un massimo di  6 anni a  un minimo di 1 fino a 4 anni.  

Per quel che riguarda l’uso dei farmaci off-label (cioè fuori dalle prescrizioni) è stata facilitata la procedura che permetterà ai medici all’interno di procedure sicure di usare i farmaci per alleviare il dolore e per usarle anche fuori dai parametri della prescrizione.

 In tutto questo sono stata accusata dai parlamentari dei 5 stelle di aver votato contro me stessa, per il fatto che ho votato contro la possibilità di coltivare piantine di marijuana in casa.

 Ora, ho spiegato ampiamente su questo blog la mia posizione: io prima che a favore della liberalizzazione sono a favore della legalizzazione, penso cioè che sia più importante che la marijuana sia considerata monopolio di stato. 

I 5 stelle affermano che la stragrande maggioranza della marijuana che si trova sulle nostre piazze sia nei fatti coltivata indoor, evidentemente i miei colleghi hanno letto con attenzione solo i titoli dei miei post, senza curarsi di leggerli bene e documentarsi aprendo i link contenuti:

l’Onu infatti ha certificato che il 95% della marijuana presente in Europa è importata dalla Mafia dal Nord Africa e Sud America, esattamente come le altre droghe. Ecco perché più che alla coltivazione indoor (verso la quale non sono aprioristicamente contraria), sono a favore del monopolio di stato: c’è bisogno di strozzare un perverso circuito economico senza lavarsene le mani, ed al contempo vincere una battaglia culturale.

Da qui una breve spiegazione della mia posizione in commissione ed in aula.

 Per prima cosa: portare a casa il decreto ed i suoi passi in avanti era prioritario per colmare il vuoto legislativo vigente.

Tutto questo mi fa dire che questo decreto è ottimo? Assolutamente no, ma penso che sia un importantissimo passo avanti, che eviterà il carcere a migliaia di persone e che migliora la regolamentazione dell’uso dei farmaci.

 Secondo problema: all’interno del gruppo del Pd la mia posizione non è minoritaria, ma praticamente isolata.

 Potevo votare da sola quell’emendamento? Certo che potevo.

Ma i gruppi parlamentari discutono, mediano, e poi scelgono una linea. Ed io non amo i voti di testimonianza, anzi mi irritano.

Preferisco fare una battaglia dentro al partito per convincere i miei colleghi che lavarmene le mani votare da sola e vivere felice senza aver cambiato niente.

Per altro i colleghi a 5 Stelle questa “disciplina” la praticano molto più dei miei colleghi del PD: basta andare a vedere sul sito http://parlamento17.openpolis.it/ per vedere il numero dei voti difformi dal proprio gruppo, e sono pronta a scommettere che troverete molti più ribelli nel PD (per paradosso).

Quindi o i rappresentanti a 5 stelle sono d’accordo su ogni emendamento  proposto dal loro gruppo, o praticano quella condotta che stanno criticando nel mio caso.

 E se ci fosse stata una maggioranza trasversale? Premesso che non c’era, il rischio era che la camera modificasse la legge, ma il Senato la lasciasse a riposare in un cassetto fino al giorno del mai, lasciando passare mesi importanti in cui non solo non esisteva l’uso personale, ma in cui persone in cura presso i nostri ospedali avrebbero avuto difficoltà a reperire i farmaci.

 Sicuramente si poteva osare di più, sicuramente una differenziazione ulteriore delle pene sarebbe stato un segnale politico importante dopo 6 anni di denunce. Ma, per portare a casa sul serio queste riforme, bisogna ancora abbattere qualche muro, in primis quello dell’ignoranza.

 Per fortuna alla camera è già in discussione una legge sulla coltivazione e l’uso della cannabis. Lavoreremo lì.

 Sui blog dei grillini vengo accusata di ogni nefandezza, dall’eliminare i commenti, al fumare in saletta fumatori, all’essere una terribile proibizionista. 

Pazienza, la verità è che la sciatteria che a volte li contraddistingue nelle discussioni su questi temi,  banalizza la discussione e favorisce le posizioni più conservatrici, che ahimè sono la maggioranza.

Tutto questo per dire che dopo 24 anni sarebbe l’ora di modificare il dpr 309/90 sulle droghe, sarebbe l’ora di avere un po’ di coraggio anche sui temi dei diritti, altrimenti il cambia verso continuerà ad essere una carta di UNO, una carta inutile che verrà dimenticata appena si cambierà gioco.

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